venerdì 29 maggio 2015

Il consumo collaborativo sta per cambiare il mondo


In che modo il consumo collaborativo cambierà il mondo: Airbnb, Uber. Chi è il prossimo?



La tendenza globale della sharing economy, vale a dire “il consumo collaborativo”, ha già portato Uber, semplice servizio di ricerca di autisti privati, a mettere in pericolo il mercato del lavoro e ha provocato scioperi di massa dei tassisti di New York, Chicago, San Francisco e Londra. L’idea di condividere ciò che una persona possiede, e di trarre profitto da ciò, sta cambiando l’atteggiamento verso noi stessi e verso gli altri.

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Il concetto stesso di possesso non è più attuale

Numerosi studi dimostrano che la cosiddetta “generazione del millennio”, ovvero le persone che hanno oggi fino a 30-35 anni di età di rado comprano abitazioni e, ancora più raramente, automobili. In effetti, queste persone non effettuano più acquisti importanti. Fatta eccezione per gli iphone, naturalmente. Esse vengono spesso definite “generazione di affittuari”. 

I giovani d’oggi stanno riconsiderando il concetto di successo. Se un tempo venivano considerate persone di successo quelli che possedevano una casa di proprietà e un’automobile, ora invece lo sono quelli che hanno investito i propri soldi in esperienze ed emozioni: i viaggiatori, i freelancer e gli startupper.

I giovani rinunciano consapevolmente all’acquisto di immobili e perfino oggetti di arredamento e mobili, preferendo affittarli. Il senso di tutto questo sta nel fatto che la gente non vuole una vita agiata e la stabilità ma piuttosto un orario flessibile, l’indipendenza economica e geografica.

Siamo arrivati alla crisi economica globale del 2008-2009 con un’enorme quantità di cose ammassate sui nostri balconi e nei nostri garage. Dalle biciclette agli elettrodomestici, passando per i gadget e i vestiti griffati fino alle case e alle auto di lusso. Nel 2011 la rivista Time ha incluso il concetto di sharing economy nella lista delle dieci idee che cambieranno il mondo, causando una vera e propria rivoluzione del sistema di consumo.

L’economia di fiducia

Il bello del modello di consumo collaborativo sta’ nella stabilità finanziaria che si basa sulle relazioni umane, sulla fiducia e sulla bontà” afferma Jonathan Gillon, co-fondatore e direttore esecutivo del servizio Roost, attraverso il quale gli utenti possono condividere posti auto e locali per il deposito bagagli.

Pochi metri quadrati del parcheggio di fronte casa vostra possono fruttarvi un discreto introito se li postate sul sito Parking Panda. DogVacay vi dà la possibilità di trasformare la vostra vecchia stanza in un ambiente confortevole per il cane di qualcun altro. Siete appassionati di escursioni ma da poco avete avuto un bambino? Affittate la vostra tenda per 10$ al giorno su Rentoid. Il vostro trapano giace da tempo inusato nel garage? Vi frutterà altri 10$ al giorno se vi rivolgerete a Snapgoods. Il servizio Liquid vi farà guadagnare altri 20$ se avete una vecchia bicicletta da affittare a turisti di passaggio.

Il punto d’incontro dove l’intermediario non è invitato

Negli ultimi quattro anni sono nate almeno un centinaio di aziende che propongono ai possessori di beni di guadagnare un piccolo gruzzolo senza la necessità di dover spendere denaro. Tuttavia Uber e Airbnb hanno portato il consumo collaborativo ad un livello superiore. Queste aziende innovatrici hanno creato soluzioni relativamente economiche per gli utenti, mentre propongono opportunità di guadagno uniche per coloro i quali necessitano di introiti extra o di un orario di lavoro flessibile. Per il servizio offerto viene trattenuta una commissione (per Uber il 20%, per Airbnb dal 6 al 12%) sul totale dell’ordine.


Fino a poco tempo fa le aziende private di taxi detenevano il monopolio dei trasporti. Ma esistono centinaia di migliaia di semplici automobilisti che fanno la vostra stessa strada e che possono darvi un passaggio per pochi soldi, quindi perché non approfittarne? Uber ha permesso alla gente comune di trasformare i loro veicoli, tradizionalmente causa di voci di spesa, in una fonte di guadagno.

Chiunque possieda una macchina può scaricare l’applicazione Uber, registrarsi e raccogliere recensioni positive sul suo profilo. Il prodotto offerto è un trasporto di qualità, mentre il pagamento viene effettuato direttamente dal passeggero all’autista. Con l’avvento di questa applicazione, i tassisti hanno iniziato a lasciare in massa le compagnie private per lavorare in modo autonomo.

Perché acquistare una casa in un luogo pittoresco per andarci in vacanza quando si può trovare attraverso Airbnb un’abitazione in qualsiasi angolo del pianeta? Non dovrete né pagare oltre il dovuto per l’affitto né acquistare un’immobile nel vostro paese preferito. Il sito fornisce una piattaforma per mettere in contatto il proprietario e l’ospite, che permette di pagare direttamente a chi affitta.


Airbnb e Uber hanno aperto l’accesso a case e automobili private. Non c’è da meravigliarsi che queste aziende abbiano incontrato l’opposizione e la pressione da parte di coloro i quali vivono sulla “concessione di licenze”. I governi delle città approvano leggi atte a limitare gli affitti di breve durata presso privati. In alcuni stati vengono chiamati in causa i servizi di noleggio auto che non sono in possesso della licenza per taxi. Per i più svariati motivi vengono a crearsi problemi con la tassazione.

Gli economisti non sono ancora concordi sul come valutare la sharing economy. Devono ancora rispondere al seguente quesito: Si crea nuovo valore oppure più semplicemente i nuovi servizi sostituiscono quelli già esistenti? E’ probabile che entrambe le risposte siano esatte. E’ possibile un effetto negativo catastrofico per l’economia in quanto, alla fine, la gente non acquista più automobili. Ma in una prospettiva a lungo termine l’economia ne trae vantaggio e questo è vantaggioso per tutti. Lo scorso anno Airbnb ha condotto una ricerca circa l’influenza che ha il suo business sulla città di San Francisco ed ha rilevato un “effetto sbalorditivo”. Per quanto le proposte di Airbnb fossero più vantaggiose rispetto a quelle degli hotel, i visitatori rimanevano nelle abitazioni in affitto più a lungo e, di conseguenza, lasciavano in città una maggiore quantità di denaro, in media 1100$, contro i soli 840$ dei turisti che soggiornavano negli hotel. Il 14% degli intervistati ha addirittura ammesso che non sarebbe mai venuta a San Francisco se non fosse stato per Airbnb.

La cosa più preziosa che abbiamo

L’esperienza di Airbnb e Uber ha dato la spinta ad una new entry della sharing economy. Nel 2014 ha fatto il suo esordio sul mercato mondiale l’azienda APM Agentuur, che ha iniziato ad apprezzare ciò che nessuno aveva mai apprezzato prima: il tempo e l’attenzione delle persone.
Chi è disposto a pagare anche cifre spropositate per tutto ciò? La pubblicità. La pubblicità mi paga è lo slogan del progetto Ad pays me.


In realtà gli inserzionisti già pagano, ma i loro soldi vanno agli intermediari sotto forma di motori di ricerca, proprietari di siti web, canali TV, radio, cartelloni pubblicitari e via dicendo. In qualunque posto venga a formarsi un ammasso di gente, ecco che arriva la pubblicità. Proprio per questo essa provoca una sorta di rigetto e di sentimento negativo che le persone cercano in tutti i modi di allontanare. Tuttavia non vi riescono facilmente ed ecco che, al compimento dei 65 anni di età, una persona ha già visualizzato in media 2 milioni di video promozionali, senza contare i banner, i volantini e altri messaggi pubblicitari.

APM Agentuur agisce per porre fine a tutto questo, affinché il budget pubblicitario venga distribuito effettivamente a chi la pubblicità la guarda, aggirando gli intermediari. Inoltre, la pubblicità deve avere un target specifico. Ecco che viene creata una piattaforma ad hoc che diventa punto d’incontro tra l’inserzionista e il consumatore.

Ecco come si presenta la bacheca pubblicitaria che gli utenti ricevono al momento della registrazione. Il 90% della somma pagata dall’inserzionista per pubblicizzare il proprio prodotto o servizio viene accreditata direttamente all’utente.

Qualunque sia il vostro lavoro, esso ha bisogno della pubblicità. I vestiti che indossiamo e gli oggetti che usiamo, di questo e molto altro veniamo a conoscenza grazie alla pubblicità.



Il passeggero paga il conducente, l’inquilino paga il proprietario, l’inserzionista paga l’utente. Tutte queste sono relazioni sane che semplificano la nostra vita.




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