lunedì 29 giugno 2015

La pubblicità è una cosa fantastica


Evgene Glebov,  CEO APM Agentuur

Mi sono rivolto al pubblico di un giornale on line, roem.ru con le seguenti parole:

Se state leggendo queste righe è perchè ho pagato. No...non a voi. 
Ho effetuato il pagamento al giornale che vi piace leggere. Perchè? Volevo attirare la vostra attenzione alla mia startup che si chiama APM Agentuur, disponibile all'indirizzo www.adpays.me. E come tutti ormai lo fanno, ho pagato anch'io. Ho comprato la vostra attenzione. 

Così sono diventato più povero, il giornale invece più ricco e voi apprendete qualcosa di nuovo se continuate a leggere.

Vorrei porvi una domanda:

Perchè il modo di trasmettere la pubblicità gli dà una brutta reputazione? 

Mi piace sia la mia colazione che la cena. Mi piacciono le mie scarpe e la mia giacca. L'acquaparco mi piace pure. Ho conosciuto e provato questi prodotti e servizi tramite la pubblicità che hanno fatto brave persone, produttori dei beni e servizi. Posso immaginare che la stessa cosa sia successa anche con voi. La conclusione che se ne trae è che la pubblicità è una cosa davvero fantastica. Almeno io la penso così. 
E quello che non è fantastico è quando e dove essa appare ai nostri occhi. In questo caso la pubblicità ci fa arrabbiare, ci violenta, derida, terrorizza. È pure invadente, impudente, insolente e inadeguata. Vi propongo di aggiornare l'elenco nei commenti. 

Signore e signori! Il modo di trasmettere la pubblicità fa schifo, che ormai si chiama però il modello di business e la monetizzazione.  

Accedo alla mia pagina Facebook e mi monetizzano subito. Su altri social network è sempre la stessa storia. Sono monetizzato dapertutto. Mi scuotano come monete e monetizzano, monetizzano, monetizzano. 

E voi? Sentite il tintinnio delle monete? Cosa ci aspetta nel futuro...o non aspetta?

Lasciate che gli inserzionisti paghino direttamente ai loro destinatari

Questa è l'idea principale della mia startup. 

Riceverete gratis la Bacheca pubblicitaria personalizzata fornita dall'agenzia. 

Ogni pubblicità che verrà collocata sulla vostra bacheca vi paghera direttamente. Otterete solo degli annunci che corrispondono ai vostri interessi immessi. Il reddito sarà distribuito come segue - il 90% riceverete voi, il 10% rimarrà all'agenzia.

La vostra Bacheca è uno spazio anonimo. L'inserzionista non conosce ne il vostro nome ne il vostro indirizzo. Possiede solo dei dati che voi stessi avete deciso di lasciare compilando il profilo. Così, la pubblicità diventa targetizzata e personalizzata al massimo. 

Perché ho creato l'agenzia APM Agentuur? Credo che il modello esistente di interazione tra consumatore e pubblicità sia alla rovescia. Mettiamo tutto a posto! Scoprite la vostra Bacheca pubblicitaria personalizzata e la vostra attenzione sarà correttamente remunerata.

Con i migliori saluti,

Evgene Glebov


lunedì 1 giugno 2015

APM Agentuur è già presente a Birštonas


La città di Birštonas è magari l'unica città della Lituania che può essere giustamente chiamata "Capitale della salute". Volete sfruttare dei trattamenti e procedure SPA insieme al turismo attivo -volare a bordo di un pallone aerostatico o sciare? Godere del magico mondo delle acque minerali e rinfrescarsi all'ombra dei pini ? E non è usata per caso la parola magica perché l'acqua della città di Birštonas fa I miracoli: calma i nervi, rinforza i vasi sanguigni, riduce il dolore e pure ringiovanisce la pelle.

Vogliamo far conoscere la città Birštonas in tutto il mondo! Il progetto globale APM Agentuur si preoccupa del commercio locale ed i suoi clienti. Aiutiamo le imprese locali a trovare i clienti sia in Lituania che all'estero, e quelli che guarderanno la pubblicità otterranno il 90% del suo costo.

APM Agentuur ha scelto la città di Birshtonas per promuovere la sua idea della pubblicità onesta, perché si tratta di una piccola regione con un commercio locale abbastanza sviluppato e speriamo che I cittadini di Birštonas sostengano la nostra idea. Siamo convinti che ci sia il posto per le piccole imprese in un mondo globalizzato!

Perché i contenuti gratuiti su internet sono impossibili senza sfruttamento?

La maggior parte dei contenuti e dei servizi su internet sono disponibili a ciascun utente a titolo gratuito: posta elettronica, social network, siti di notizie…
Vi siete mai chiesti il perché? Forse, per i contenuti gratuiti, pagate molto più di quanto possiate immaginare.



L’illusione che sia gratis

Facebook, Google, notizie on line. Si potrebbe riassumere così il percorso compiuto ogni giorno dalla maggior parte degli utenti internet. L’itinerario è gratuito e, a quanto sembrerebbe, assolutamente sicuro. Il passaggio da un sito all’altro avviene quasi automaticamente. Ma cosa fareste se un giorno il vostro portale d’informazioni preferito vi negasse l’accesso ai contenuti del sito e vi chiedesse, cortesemente, di procedere al pagamento di un abbonamento per continuare la visualizzazione?



Il vostro solito, spensierato giretto on line sarebbe rovinato. Iniziereste a chiedervi il perché dobbiate pagare per dei contenuti che potete tranquillamente trovare gratuitamente su altri siti. Non starete mica pensando che da qualche parte lavorino dei volontari pieni di abnegazione che quotidianamente si sacrificano in nome di un “internet gratuito per l’utente”? Non è tutto così semplice: Nel 2014 il fatturato di Facebook è stato pari a oltre 12 miliardi di dollari, quello di Google pari a 66 miliardi di dollari. Dopo aver visto queste cifre, davvero credete ancora nello slogan “internet gratuito per l’utente”?

È ovvio che non tutti i portali possono vantare un tale successo. Appare piuttosto chiaro che gli utenti non si rendono conto di essere coinvolti in questo processo di produzione di capitale, nel quale giocano un ruolo davvero poco invidiabile. Del resto, internet non è uno spazio in cui tutti sono uguali. La sua struttura, in effetti, è simile a una piramide rigida, che viene controllata dall’alto. 

La piramide-internet

Google e Facebook (ma in realtà molti di più) sono solo due esempi di coloro i quali stanno al vertice della piramide. Sono proprio loro a creare l’illusione che i contenuti siano gratis. Di primo acchito, sembra non ci sia niente di male in tutto questo. Paradossalmente, la radice del problema sta proprio nel fatto che (in un primo momento) tutto sembra gratis.
Per dimostrare che i contenuti gratuiti non sono altro che un’illusione è sufficiente porsi una semplice domanda: Come fanno questi siti ad avere questi introiti? Se non siete voi a pagare, allora è chiaro che a farlo è qualcun’altro. E questo qualcuno non è un benefattore pronto a sborsare fino all’ultimo centesimo affinché possiate scorrere la vostra bacheca su Facebook o cercare su Google un locale dove passare la serata. Questo qualcuno è la pubblicità.



Avrete certamente notato che, dopo aver effettuato l’ennesima ricerca su Google, la vostra bacheca si è riempita proprio delle informazioni che avete cercato, dei posti in cui avete cenato, degli oggetti che avete acquistato. E questa non è una coincidenza. È la prima trappola dell’illusione che tutto sia gratis. Le vostre azioni su internet sono monitorate, analizzate e quindi utilizzate senza il vostro consenso.

La seconda trappola è ancora più pericolosa. State diventando, senza neppure accorgervene, materiale per il guadagno di quei siti che stanno in cima alla piramide. In maniera completamente gratuita. I vostri dati vengono usati per poi rubare la vostra attenzione con l’aiuto della pubblicità. Essa è dappertutto: sulla vostra pagina personale, tra le notizie, nei motori di ricerca e perfino nella posta elettronica. Nessuno vi ha mai avvertito né vi ha mai chiesto se desiderate vederla o se volete che le vostre informazioni personali vengano utilizzate a tali scopi. Google e Facebook hanno deciso al posto vostro e di milioni di altri utenti: Noi vi proponiamo i nostri servizi gratuitamente, sviliamo la vostra attenzione e, a vostre spese, guadagniamo miliardi.

Come gli utenti si trasformano in flusso di traffico

Il meccanismo di sfruttamento sui siti di informazione agisce in modo ancora più raffinato. Se all’inizio internet veniva sbandierato come uno spazio in cui tutti sono uguali, dove ognuno può esprimere la propria opinione e trovare degli interlocutori, dove i problemi, locali o globali che siano, vengono risolti dall’intera comunità ora, ormai dieci anni più tardi, a queste aspirazioni non si può che rivolgere un amaro sorriso. Tutti i valori sopracitati necessitano di una condizione per essere effettivamente esercitati, ovvero il rispetto per l’individuo. Nel momento in cui accedete a un qualsiasi portale informativo, smettete di essere individui e vi trasformate in semplice flusso di traffico.



Lasciando commenti sui siti o innescando polemiche con altri utenti, potreste avere l’impressione di essere coinvolti nella rete mondiale, dove potete decidere cosa e quando vedere. In fin dei conti, potete anche smettere di visitare un sito che non vi aggrada. In realtà, per il sistema, siete soltanto un numero, un indicatore di traffico. E ciò non è altro che un’ulteriore illusione, l’illusione della partecipazione. Dopotutto, il vostro portale preferito vende le vostre informazioni agli inserzionisti i quali, a loro volta, rubano la vostra attenzione.

Si può in tutto questo dare la colpa ai proprietari del portale? No. In un sistema del genere, non hanno davvero altra scelta. Possiamo incolpare i giornalisti che spesso ci propongono notizie di scarsa qualità, elaborate male o addirittura stupide? No. Fanno semplicemente il loro lavoro, che conviene al loro reale datore di lavoro, la pubblicità. Quando visitate un sito siete solo un numero, ne leggete il contenuto, decidete di dare un vostro parere, siete sempre e solo un numero. La qualità, in qualunque fascia della struttura piramidale, perde il suo significato. La cosa che conta davvero è la quantità, la vostra attenzione e voi, come numero facilmente trasformabile in unità convenzionale.

Perciò il giornalismo, famoso per essere il cosiddetto quarto potere, perde la sua principale funzione, ovvero informare la società e formare la coscienza civica, proponendo invece l’illusione della partecipazione che, di fatto, non è che un meccanismo atto a generare traffico a vantaggio della pubblicità. Siete d’accordo nel concedere tale potere ad una pubblicità fuorviante?

Cambiare il sistema

Un innocuo giretto on line nasconde in realtà molte insidie, sia personali che globali: La pubblicità ruba i vostri dati e la vostra attenzione, distrugge il giornalismo di qualità, trasformandolo in uno strumento di manipolazione. Ma possiamo cambiare tutto questo e, per fare ciò, bisogna scrollarsi di dosso l’illusione che tutto sia gratis.

Innanzitutto è necessario reintrodurre il pagamento di un abbonamento (come avveniva per i quotidiani). Bisogna rendersi conto che, fino a quando qualcuno pagherà per voi, questo qualcuno deciderà anche chi siete e cosa dovete leggere. Il ritorno dell’informazione a pagamento significa la riabilitazione dell’informazione di qualità e del giornalismo analitico, la restituzione ad esso del proprio potere. Pagando per i contenuti diventerete protagonista a pieno titolo di ciò che accade sul portale di informazioni. I giornalisti saranno motivati, avvertiranno un senso di responsabilità nell’esercitare la loro professione e voi leggerete materiale di qualità.

In secondo luogo, bisogna cambiare il nostro atteggiamento nei confronti della pubblicità, creando per essa un canale libero e preferenziale. A questo ci pensa APM Agentuur (www.adpays.me), un’azienda che offre una nuova prospettiva della pubblicità e di internet in generale. 



Vi forniamo una bacheca pubblicitaria personale, sulla quale visualizzerete solo quegli annunci pubblicitari che vi interessano e solo quando lo vorrete. La cosa più importante è che crediamo si possa ripristinare il rispetto per la persona su internet. Per questo gli inserzionisti che sceglieranno il nostro sito vi pagheranno il 90% del costo dell’annuncio pubblicitario che visualizzerete.

Noi siamo contro la piramide e contro i cliché di coloro che ne sono ai vertici. La pubblicità non è il male, anzi, essa ci aiuta a trovare ciò che ci interessa. Il giornalismo non deve essere un generatore di traffico ma un istituto di vitale importanza per la società, che deve essere pagato da chi ne usufruisce. Crediamo che creare un internet a misura dell’utente, dove il rispetto è reciproco, non sia troppo tardi.

venerdì 29 maggio 2015

Il consumo collaborativo sta per cambiare il mondo


In che modo il consumo collaborativo cambierà il mondo: Airbnb, Uber. Chi è il prossimo?



La tendenza globale della sharing economy, vale a dire “il consumo collaborativo”, ha già portato Uber, semplice servizio di ricerca di autisti privati, a mettere in pericolo il mercato del lavoro e ha provocato scioperi di massa dei tassisti di New York, Chicago, San Francisco e Londra. L’idea di condividere ciò che una persona possiede, e di trarre profitto da ciò, sta cambiando l’atteggiamento verso noi stessi e verso gli altri.

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Il concetto stesso di possesso non è più attuale

Numerosi studi dimostrano che la cosiddetta “generazione del millennio”, ovvero le persone che hanno oggi fino a 30-35 anni di età di rado comprano abitazioni e, ancora più raramente, automobili. In effetti, queste persone non effettuano più acquisti importanti. Fatta eccezione per gli iphone, naturalmente. Esse vengono spesso definite “generazione di affittuari”. 

I giovani d’oggi stanno riconsiderando il concetto di successo. Se un tempo venivano considerate persone di successo quelli che possedevano una casa di proprietà e un’automobile, ora invece lo sono quelli che hanno investito i propri soldi in esperienze ed emozioni: i viaggiatori, i freelancer e gli startupper.

I giovani rinunciano consapevolmente all’acquisto di immobili e perfino oggetti di arredamento e mobili, preferendo affittarli. Il senso di tutto questo sta nel fatto che la gente non vuole una vita agiata e la stabilità ma piuttosto un orario flessibile, l’indipendenza economica e geografica.

Siamo arrivati alla crisi economica globale del 2008-2009 con un’enorme quantità di cose ammassate sui nostri balconi e nei nostri garage. Dalle biciclette agli elettrodomestici, passando per i gadget e i vestiti griffati fino alle case e alle auto di lusso. Nel 2011 la rivista Time ha incluso il concetto di sharing economy nella lista delle dieci idee che cambieranno il mondo, causando una vera e propria rivoluzione del sistema di consumo.

L’economia di fiducia

Il bello del modello di consumo collaborativo sta’ nella stabilità finanziaria che si basa sulle relazioni umane, sulla fiducia e sulla bontà” afferma Jonathan Gillon, co-fondatore e direttore esecutivo del servizio Roost, attraverso il quale gli utenti possono condividere posti auto e locali per il deposito bagagli.

Pochi metri quadrati del parcheggio di fronte casa vostra possono fruttarvi un discreto introito se li postate sul sito Parking Panda. DogVacay vi dà la possibilità di trasformare la vostra vecchia stanza in un ambiente confortevole per il cane di qualcun altro. Siete appassionati di escursioni ma da poco avete avuto un bambino? Affittate la vostra tenda per 10$ al giorno su Rentoid. Il vostro trapano giace da tempo inusato nel garage? Vi frutterà altri 10$ al giorno se vi rivolgerete a Snapgoods. Il servizio Liquid vi farà guadagnare altri 20$ se avete una vecchia bicicletta da affittare a turisti di passaggio.

Il punto d’incontro dove l’intermediario non è invitato

Negli ultimi quattro anni sono nate almeno un centinaio di aziende che propongono ai possessori di beni di guadagnare un piccolo gruzzolo senza la necessità di dover spendere denaro. Tuttavia Uber e Airbnb hanno portato il consumo collaborativo ad un livello superiore. Queste aziende innovatrici hanno creato soluzioni relativamente economiche per gli utenti, mentre propongono opportunità di guadagno uniche per coloro i quali necessitano di introiti extra o di un orario di lavoro flessibile. Per il servizio offerto viene trattenuta una commissione (per Uber il 20%, per Airbnb dal 6 al 12%) sul totale dell’ordine.


Fino a poco tempo fa le aziende private di taxi detenevano il monopolio dei trasporti. Ma esistono centinaia di migliaia di semplici automobilisti che fanno la vostra stessa strada e che possono darvi un passaggio per pochi soldi, quindi perché non approfittarne? Uber ha permesso alla gente comune di trasformare i loro veicoli, tradizionalmente causa di voci di spesa, in una fonte di guadagno.

Chiunque possieda una macchina può scaricare l’applicazione Uber, registrarsi e raccogliere recensioni positive sul suo profilo. Il prodotto offerto è un trasporto di qualità, mentre il pagamento viene effettuato direttamente dal passeggero all’autista. Con l’avvento di questa applicazione, i tassisti hanno iniziato a lasciare in massa le compagnie private per lavorare in modo autonomo.

Perché acquistare una casa in un luogo pittoresco per andarci in vacanza quando si può trovare attraverso Airbnb un’abitazione in qualsiasi angolo del pianeta? Non dovrete né pagare oltre il dovuto per l’affitto né acquistare un’immobile nel vostro paese preferito. Il sito fornisce una piattaforma per mettere in contatto il proprietario e l’ospite, che permette di pagare direttamente a chi affitta.


Airbnb e Uber hanno aperto l’accesso a case e automobili private. Non c’è da meravigliarsi che queste aziende abbiano incontrato l’opposizione e la pressione da parte di coloro i quali vivono sulla “concessione di licenze”. I governi delle città approvano leggi atte a limitare gli affitti di breve durata presso privati. In alcuni stati vengono chiamati in causa i servizi di noleggio auto che non sono in possesso della licenza per taxi. Per i più svariati motivi vengono a crearsi problemi con la tassazione.

Gli economisti non sono ancora concordi sul come valutare la sharing economy. Devono ancora rispondere al seguente quesito: Si crea nuovo valore oppure più semplicemente i nuovi servizi sostituiscono quelli già esistenti? E’ probabile che entrambe le risposte siano esatte. E’ possibile un effetto negativo catastrofico per l’economia in quanto, alla fine, la gente non acquista più automobili. Ma in una prospettiva a lungo termine l’economia ne trae vantaggio e questo è vantaggioso per tutti. Lo scorso anno Airbnb ha condotto una ricerca circa l’influenza che ha il suo business sulla città di San Francisco ed ha rilevato un “effetto sbalorditivo”. Per quanto le proposte di Airbnb fossero più vantaggiose rispetto a quelle degli hotel, i visitatori rimanevano nelle abitazioni in affitto più a lungo e, di conseguenza, lasciavano in città una maggiore quantità di denaro, in media 1100$, contro i soli 840$ dei turisti che soggiornavano negli hotel. Il 14% degli intervistati ha addirittura ammesso che non sarebbe mai venuta a San Francisco se non fosse stato per Airbnb.

La cosa più preziosa che abbiamo

L’esperienza di Airbnb e Uber ha dato la spinta ad una new entry della sharing economy. Nel 2014 ha fatto il suo esordio sul mercato mondiale l’azienda APM Agentuur, che ha iniziato ad apprezzare ciò che nessuno aveva mai apprezzato prima: il tempo e l’attenzione delle persone.
Chi è disposto a pagare anche cifre spropositate per tutto ciò? La pubblicità. La pubblicità mi paga è lo slogan del progetto Ad pays me.


In realtà gli inserzionisti già pagano, ma i loro soldi vanno agli intermediari sotto forma di motori di ricerca, proprietari di siti web, canali TV, radio, cartelloni pubblicitari e via dicendo. In qualunque posto venga a formarsi un ammasso di gente, ecco che arriva la pubblicità. Proprio per questo essa provoca una sorta di rigetto e di sentimento negativo che le persone cercano in tutti i modi di allontanare. Tuttavia non vi riescono facilmente ed ecco che, al compimento dei 65 anni di età, una persona ha già visualizzato in media 2 milioni di video promozionali, senza contare i banner, i volantini e altri messaggi pubblicitari.

APM Agentuur agisce per porre fine a tutto questo, affinché il budget pubblicitario venga distribuito effettivamente a chi la pubblicità la guarda, aggirando gli intermediari. Inoltre, la pubblicità deve avere un target specifico. Ecco che viene creata una piattaforma ad hoc che diventa punto d’incontro tra l’inserzionista e il consumatore.

Ecco come si presenta la bacheca pubblicitaria che gli utenti ricevono al momento della registrazione. Il 90% della somma pagata dall’inserzionista per pubblicizzare il proprio prodotto o servizio viene accreditata direttamente all’utente.

Qualunque sia il vostro lavoro, esso ha bisogno della pubblicità. I vestiti che indossiamo e gli oggetti che usiamo, di questo e molto altro veniamo a conoscenza grazie alla pubblicità.



Il passeggero paga il conducente, l’inquilino paga il proprietario, l’inserzionista paga l’utente. Tutte queste sono relazioni sane che semplificano la nostra vita.




venerdì 22 maggio 2015

Cassetta delle lettere

Cosa aiuta le persone a ricevere informazioni sul mondo che ci circonda?

La radio? Internet? Il cellulare? Sono tutte risposte esatte… Ma qual è stato l’anello di congiunzione che con l’avvento delle nuove tecnologie ha cambiato la sua forma, mantenendo immutato il suo scopo? La cassetta delle lettere.
Conoscete molte persone che non possiedono una cassetta delle lettere? Tradizionale o elettronica che sia, la sua funzione rimane la stessa, indipendentemente dalla forma o dall’aspetto. Un tempo c’era una sola cassetta delle lettere per l’intera famiglia. Oggi invece ognuno di noi può creare una o più caselle di posta personalizzate.

Al giorno d’oggi è difficile vivere senza una cassetta delle lettere. Quotidianamente vengono recapitati a miliardi di indirizzi postali giornali, riviste, lettere, cartoline, bollette… E assieme a questi, le cassette delle lettere si riempiono di materiale pubblicitario.
Gli inserzionisti cercano di invadere il vostro spazio personale. Ma nessuno li vuole. Voi non li volete! Non volete trovare il solito inutile volantino pubblicitario mentre scendete verso la cassetta delle lettere con la vostra tazza di caffè in mano. Non volete vedere il solito assillante annuncio pubblicitario aprendo la vostra casella di posta elettronica sul vostro smartphone mentre siete in pausa pranzo. Cosa pensate quando vedete decine di volantini colorati ammassati nella vostra cassetta delle lettere? Quando vedete una decina di messaggi in entrata, sette dei quali contengono proposte commerciali o sconti? “Ancora? Ma è possibile?” Trovate questi volantini per terra, gettati con noncuranza. Bloccate indirizzi di posta elettronica, spostate lettere nella casella spam…E in questo modo non saprete mai che il negozio vicino vi propone il 50% di sconto proprio su quel prodotto che state cercando da tempo.

C’è anche l’altro lato della medaglia.

Immaginate di aver creato qualcosa di cui la gente ha bisogno. Qualcosa di buono o di utile. Sprecate soldi e tempo in pubblicità, proprio in quegli stessi volantini, affinché la gente conosca il vostro prodotto. Vi piacerebbe vedere i vostri sforzi calpestati da una completa indifferenza? Forse anche un vostro conoscente, un vicino, un parente pubblicizza la sua piccola attività che gli permette di mantenere la propria famiglia? A chi deve rivolgersi per essere ascoltato? Per bussare alla porta dei suoi potenziali clienti, dei consumatori? Come fanno dunque gli inserzionisti, che a priori vengono considerati spammer accaniti, alla ricerca spasmodica di rubare la nostra attenzione, a scrollarsi di dosso quell’alone di negatività che allontana la gente dalla pubblicità?

Cosa fare affinché i volantini non siano più sparsi per terra ai vostri piedi?

Ognuno di noi dovrebbe avere un posto speciale in cui gli inserzionisti possano essere visti e ascoltati. Ne hanno il diritto. Noi, l’agenzia APM Agentuur ( www.adpays.me ), vogliamo cambiare la concezione dei rapporti che stanno alla base della pubblicità. Lavoriamo attivamente affinché la pubblicità si sbarazzi della sua accezione negativa. Nella mente di ognuno essa deve diventare una cosa non superflua ma, al contrario, utile. Per ogni utente che si unisce a noi creiamo una Bacheca Pubblicitaria personalizzata, sulla quale verrà collocata solo la pubblicità che gli interessa, la quale a sua volta pagherà voi, come utente, per il fatto che le avete prestato la vostra attenzione, ovvero, che le avete dedicato del vostro prezioso tempo.


Non siamo un ente di intrattenimento, non abbiamo scopo di lucro. Noi siamo la vostra nuova cassetta delle lettere. Una speciale casella postale per la “buona pubblicità”. E garantiamo che la vostra attenzione verrà ripagata.